lunedì, febbraio 13, 2006

Alessandro Del Piero, che con una magica parabola disegnata su punizione sul cielo di San Siro a 5 minuti dalla fine stende l'Inter. La lingua mostrata dopo il gol decisivo non è solo l'imitazione del gesto di Michael Jordan, ma un messaggio a chi lo vedeva pronto a trasferirsi all'estero per finire la carriera.
Anche stavolta ha digerito senza fiatare un inizio in salita. E' stato spesso zitto all'ombra del tettuccio della panchina aspettando il suo momento. Che regolarmente è arrivato. I suoi gol sono stati tutti pesanti: doppietta con l'Ascoli, rete decisiva al Messina, prima di mettere in ginocchio Livorno, Treviso e Reggina. Fino ad arrivare alla settimana della verità: il gol discusso contro l'Udinese, il match-ball fallito su rigore contro il Parma, quello invece realizzato a San Siro.
Grande Alex Del Piero, dunque. Unico e inimitabile in questa Juventus.
Un mondiale che fino a qualche mese fa sembrava ancora in bilico, da conquistare battendo la concorrenza di Cassano per essere un semplice posto da vice-Totti. Ha ragione Del Piero a pensare in grande, a pompare ai massimi la sua autostima e confessare che non si pone limiti.
Quella lingua è il messaggio a tutti quelli che lo davano già per finito, prefigurando un esilio dorato in Inghilterra o in altri continenti, lontano dalla sua Juve. Invece Alessandro Del Piero è il simbolo di questa squadra, lo sarà ancora per molto tempo. Il campione al quale aggrapparsi nei momenti di difficoltà. L'uomo che vuole continuare a mostrare a tutti quella linguaccia beffarda.